Il commissario Pepe (1969)

Tratto dall’omonimo romanzo di Ugo Facco De Lagarda, Il commissario Pepe è un film del 1969 diretto da Ettore Scola che né è anche lo sceneggiatore insieme, tra gli altri, a Ruggero Maccari. Protagonista della pellicola è il commissario Antonio Pepe (Ugo Tognazzi) un funzionario di polizia democratico, tollerante che cerca di risolvere i casi che gli si presentano con l’utilizzo di un’ampia dose di buonsenso. Di stanza in una cittadina di provincia del Veneto, un giorno riceve l’incarico di indagare su alcuni reati a sfondo sessuale accaduti nel territorio di sua competenza. Un’indagine che ben presto farà capire al commissario come sotto l’apparente morigeratezza dell’intera cittadinanza si celi in realtà un velo di ipocrisia che cerca di coprire agli occhi dell’opinione pubblica reati che vanno dal favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile alla pederastia.

Nel corso dell’inchiesta emerge anche come tali reati siano trasversali a tutti i ceti sociali della cittadina, coinvolgendo ricchi e poveri, nobili e religiosi, notabili e insospettabili persone vicine ai poliziotti. E qui l’intransigenza del commissario Pepe finisce inesorabilmente con lo scontrarsi con la volontà di quelli più in vista, degli “insospettabili” che, pur di difendere la propria ineccepibile, almeno agli occhi dell’opinione pubblica, dirittura morale, non esitano a cercare di intimidire Pepe pur di farlo desistere dal suo intento di fare luce sugli episodi.

E persino il questore lo invita a lasciar perdere i pesci grossi per concentrarsi solo su quelli piccoli, per non turbare l’esito delle imminenti elezioni. A questo punto Pepe, scoperta anche la “doppia vita” della sua amante – che a Milano fa la fotomodella facendosi ritrarre in fotografie osé – decide amareggiato di distruggere il dossier sulla spinosa indagine, in attesa della sua promozione a vice questore e del successivo trasferimento, lasciando così intatta, almeno in apparenza, l’onorabilità dell’intera cittadina.

Film in cui Scola decide, ispirandosi al già citato libro di De Lagarda, di trasporre sul grande schermo una rappresentazione della provincia veneta lontana da ciò che in apparenza sembrerebbe essere. Allo stereotipo del cattolico, morigerato e laborioso Veneto (e Nord-Est in generale) il regista presenta un affresco lungi dall’essere così idilliaco. Scola finisce quindi col squarciare quel velo di ipocrisia che si cela dietro all’apparente buona educazione, alla presunta statura morale di quelli che “la domenica vanno in Chiesa” salvo poi fare i loro porci e peccaminosi comodi per il resto della settimana. Una tematica che possiamo curiosamente ritrovare, seppur presentata in modo diverso ma sempre ambientata nella provincia veneta, in Signore e signori (1966) di Pietro Germi, in particolar modo nell’episodio in cui quattro amici – rispettabili cittadini – approfittano di una ragazza di campagna credendola maggiorenne, finendo col comprarsi il silenzio del padre e della ragazza pur di mantenere l’onorabilità.

Tornando al commissario Pepe, Scola affida la denuncia di tale ipocrisia alla voce di Nicola Parigi (Giuseppe Maffioli) l’ubriacone del paese, invalido che gira per le vie della cittadina sulla sua motoretta sbraitando la sua “scomoda” verità circa la condotta immorale dei suoi concittadini. Se la volontà di denunciare tale ipocrisia è ben riuscita, tuttavia, occorre dire che la dimensione legata all’inchiesta lo è un po’ meno: questa infatti non sempre risulta descritta adeguatamente. Da sottolineare il ruolo della colonna sonora del film, firmata da Armando Trovajoli, che sottolinea adeguatamente il tormento del commissario Pepe.

Il commissario Pepe (1969), Regia: Ettore Scola, cast:

  • Ugo Tognazzi

  • Giuseppe Maffioli

  • Silvia Dionisio

  • Tano Cimarosa

  • Dana Ghia

  • Rita Calderoni

  • Virgilio Scapin

  • Pippo Starnazza

  • Gino Santercole

Giovanni Fenu