Sbatti il mostro in prima pagina (1972)

Film del 1972 diretto da Marco Bellocchio, Sbatti il mostro in prima pagina segna l’ennesima magistrale interpretazione di un “mostro” sacro del nostro cinema quale è stato Gian Maria Volonté. Un tema, quello affrontato da Bellocchio, che risulta essere, a distanza di oltre cinquanta anni dall’uscita della pellicola nelle sale italiane, incredibilmente attuale e tutt’altro che risolto. Il regista piacentino di fatto diviene un precursore dei tempi trattando in questa pellicola lo stretto intreccio esistente tra stampa, politica e forze dell’ordine, mostrando come un importante giornale possa manipolare non solo l’opinione pubblica, ma anche lo stesso svolgimento delle indagini così da provocare una determinata reazione dell’elettorato in vista delle elezioni politiche, finendo con l’orientarle verso una certa corrente politica.

L’azione si svolge nella Milano dei primi anni Settanta; qui, sullo sfondo delle aspre contrapposizioni politiche che spaccano l’Italia degli “anni di piombo”, il redattore capo Giancarlo Bizanti (Gian Maria Volonté), che lavora nella redazione de Il Giornale – un quotidiano di destra e borghese – riceve dalla proprietà il compito di seguire gli sviluppi di un omicidio a sfondo sessuale di cui è rimasta vittima la studentessa Maria Grazia Martini (Silvia Kramar), al fine di incastrare un militante della sinistra extraparlamentare così da poter strumentalizzare politicamente la vicenda in vista delle imminenti elezioni.

La campagna mediatica porta ben presto i suoi frutti: l’estremista Mario Boni (Corrado Solari) diviene immediatamente il “mostro” che viene condannato in primis sulle prime pagine de Il Giornale, scatenando una pubblica condanna morale nei confronti del presunto colpevole che consente all’area reazionaria di destra di screditare gli ambienti della sinistra in vista della tornata elettorale. Lo stesso Bizanti si mostra abile nell’assecondare la volontà della proprietà tanto che, scoperto il vero colpevole, lo intima, minacciandolo, di non rivelare nulla alle forze dell’ordine. La chiusura, con Bizanti che discutendo con l’ingegner Montelli (John Steiner), un finanziatore del quotidiano, decide insieme ad esso di tenere segreta la vicenda sino a quando non si saprà l’esito delle elezioni, rende al meglio quanto deleterio, a volte, possa essere il ruolo di certa stampa.

Un film, quello di Bellocchio, che visto ad oltre cinquanta anni di distanza, appare incredibilmente attuale: se nel momento della sua uscita, infatti, fu uno spietato documento di un’epoca di forti contrasti politici e non solo, oggi ci consente di comprendere come, malgrado siano passati molti anni da quell’epoca difficile, certi meccanismi, certi intrecci tra mass media e poteri forti siano tutt’altro che un ricordo. Lo svolgimento del film, a tratti altalenante e diseguale, regala comunque attimi di alta cinematografia, grazie anche all’interpretazione di Volonté, tra i quali spiccano la scena dell’interrogatorio a Rita Zigai (Laura Betti) davanti ai compagni di partito e la scena finale, con lo scorrere avvilente di un Naviglio che porta via con sé la spazzatura, metafora del marcio rappresentato nel film.

Alcune curiosità legate alla pellicola sono la scena iniziale, ripresa da un comizio svoltosi a Milano da parte della “Maggioranza silenziosa” (un comitato anticomunista, N.d.A.), che vede sul palco un giovanissimo Ignazio La Russa in veste di oratore. In quanto alla trama, da segnalare come la sceneggiatura sia opera di Sergio Donati e del critico Goffredo Fofi, con lo stesso Donati che rinunciò alla regia per dissidi sorti con Volonté. Il soggetto, invece, si ispira ad un vero fatto di cronaca che per mesi occupò le prime pagine dei quotidiani dell’epoca, ovvero il caso di Milena Sutter, studentessa modello di buona famiglia genovese, che venne uccisa in circostanze simili a quelle narrate nel film da Lorenzo Bozano, passato alle cronache come “il biondino della spider rossa”. Curioso anche il nome del quotidiano, Il Giornale che “anticipò” di due anni la fondazione – da parte di Indro Montanelli – dell’omonimo quotidiano; mentre come sede del giornale dove lavora Bizanti, venne scelta come location – paradossalmente – la sede milanese del quotidiano comunista l’Unità.

Sbatti il mostro in prima pagina (1972), Regia: Marco Bellocchio, cast:

  • Gian Maria Volonté

  • Fabio Garrida

  • Carla Tatò

  • Jacques Herlin

  • John Steiner

  • Michel Bardinet

  • Jean Rougeul

  • Corrado Solari

  • Gianni Solaro

  • Laura Betti

  • Silvia Kramar

Giovanni Fenu