La violenza: quinto potere (1972)

Liberamente tratto dal dramma teatrale La violenza di Giovanni Fava, La violenza: quinto potere è un film del 1972 diretto da Florestano Vancini su sceneggiatura, oltre che dello stesso regista, anche di Fabio Pittorru, Massimo Felisatti, Arduino Maiuri e Massimo De Rita. Ascrivibile di diritto tra i migliori e più toccanti “giudiziari” della nostra cinematografia, la pellicola di Vancini è ambientata nella Sicilia dei primi anni Settanta, che fa da sfondo alla violenta faida innescata dal progetto inerente la realizzazione di una diga in un paesino dell’isola. La prevista costruzione dell’opera, infatti, finisce col contrapporre tra loro due cosche mafiose che sostengono due differenti gruppi di potere: da un lato quella facente capo al costruttore Amedeo Barresi (Mario Adorf) il quale aspira ad ottenere l’appalto per la costruzione della diga, e dall’altro quella riconducibile all’ingegner Crupi (Georges Wilson) ricco proprietario terriero al quale un’eventuale attuazione del progetto causerebbe l’esproprio dei suoi terreni e la conseguente perdita dei propri agrumeti, da secoli proprietà della sua famiglia. Lo scontro tra cosche porta immediatamente a numerosi omicidi non solo di componenti legati ai due clan, ma anche di innocenti, magari “colpevoli” di aver assistito ai diversi agguati. Si giunge così al processo nel corso del quale vanno alla sbarra sia esponenti di spicco dei due clan che imputati minori. Dibattito che sarà monopolizzato dall’aspra contrapposizione tra il Pubblico Ministero (Enrico Maria Salerno) e l’Avvocato Colonnesi (Gastone Moschin) difensore degli imputati che cerca di minimizzare il concetto di “mafia” che emerge dal dibattimento. Un processo che finisce con l’essere caratterizzato da una forte omertà, al punto che dei due soli imputati disposti a confessare, Ferdinando Giacalone (Ciccio Ingrassia) e Rosario Vacirca (Guido Leontini), il primo si suicida in carcere, mentre il secondo viene fatto passare per demente. L’esito del processo finisce col confermare come a pagare siano sempre i “pesci piccoli”: di tutti gli imputati, infatti, ad essere condannati sono soltanto queste due figure minori, mentre gli altri, gli elementi di spicco, vengono assolti e, una volta liberi, ricominceranno ben presto a dar vita alla violenza, con agguati e omicidi.

Con La violenza: quinto potere, Vancini porta sul grande schermo una tipica storia di mafia: cominciando col narrare un delitto apparentemente di poco conto, il regista giunge successivamente a scoperchiare i loschi affari che a quell’omicidio hanno condotto, coinvolgendo nella vicenda anche personaggi “esterni” ad essa, come il sindaco Salemi, interpretato magistralmente da Aldo Giuffrè, che produce un po’ di confusione ma al contempo restituisce allo spettatore anche una visione d’insieme di grande effetto. Da evidenziare la sublime “storia nella storia”, ovvero l’epocale scontro tra l’accusa, che assume le fattezze di Enrico Maria Salerno nei panni del Pubblico Ministero, e la difesa che ha la stazza di Gastone Moschin. Una intensa interpretazione di questi due attori, pilastri dell’italica cinematografia, troppo spesso trascurati dai critici e non di rado relegati in casting secondari che a volte ne hanno tarpato l’immenso talento e le notevoli capacità interpretative. Da sottolineare anche le insolite vesti con cui si presenta qui Ciccio Ingrassia che, “abbandonata” per l’occasione la storica spalla Franco Franchi, dà prova di essere attore a tutto tondo, facendosi apprezzare dallo spettatore anche per il suo registro drammatico. Intensa anche l’interpretazione, in un cameo, di Mariangela Melato bravissima nel dare vita alla figura di Rosaria Licata, moglie di un testimone ucciso dagli scagnozzi di Barresi per “tappargli” la bocca.

In chiusura, che aggiungere: Vancini realizza un’opera che grazie anche a primi piani e inquadrature studiate molto attentamente, riesce a catalizzare l’attenzione degli spettatori, conferendo al film un taglio connotato da un realismo molto intenso.

La violenza: quinto potere; Regia: Florestano Vancini; cast:

  • Enrico Maria Salerno

  • Gastone Moschin

  • Riccardo Cucciolla

  • Aldo Giuffrè

  • Ferruccio De Ceresa

  • Ciccio Ingrassia

  • Mario Adorf

  • Turi Ferro

  • Mariangela Melato

  • Georges Wilson

  • Guido Leontini

  • Michele Gammino

  • Silvia Dionisio

  • Elio Zamuto

Giovanni Fenu

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