In nome del popolo italiano (1971)

Diretto da Dino Risi, In nome del popolo italiano è un film del 1971 che annovera come protagonisti principali due “mattatori” del cinema italiano quali Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, mentre la sceneggiatura è frutto di due tra i maggiori sceneggiatori italiani di ogni tempo, ovvero Age & Scarpelli.

Protagonista della pellicola è il giudice istruttore Mariano Bonifazi (Ugo Tognazzi) un magistrato inquirente severo ed onesto, assai amareggiato dalla dilagante corruzione che egli percepisce nella Pubblica Amministrazione. Un giorno viene a conoscenza del fatto che l’imprenditore Lorenzo Santenocito (Vittorio Gassman), modello “perfetto” del capitano d’industria disonesto, truffaldino e cinico, potrebbe essere implicato nella morte della giovane Silvana Lazzorini (Ely Galleani) una ragazza che spesso accompagnava persone facoltose a cene e festini per conto di un’agenzia di pubbliche relazioni. Immediatamente tra i due nasce una forte antipatia, in particolare in Bonifazi il quale si ostina a voler scoprire la colpevolezza di Santenocito. Dal canto suo questi cerca in ogni modo di costruirsi un alibi fasullo per la sera del delitto, accusando contemporaneamente il magistrato di uno zelo eccessivo nei suoi confronti motivato – a suo dire – da questioni ideologiche e da un odio di Bonifazi verso ciò che lui (Santenocito) rappresenta. Così l’industriale giunge anche a far internare in manicomio l’anziano padre Riziero (Enrico Ragusa), il quale si rifiuta di mentire al magistrato. Una volta costruitosi l’alibi, questo viene smantellato da Bonifazi che grazie agli indizi raccolti riesce a rinviare a processo Santenocito il quale viene giudicato colpevole.

Un verdetto che conduce l’industriale alla pazzia e al ricovero in un manicomio criminale; e, mentre tutto sembra ormai risolto, ecco il coup de théâtre che finirà col far vacillare tutte le certezze del magistrato. Bonifazi, infatti, trova casualmente un diario scritto dalla vittima dal quale viene a conoscenza della sua reale vita: dalle lezioni di inglese, all’attività di accompagnatrice in cambio di denaro, sino a un incidente automobilistico di cui è rimasta vittima che giustificherebbe le lesioni presenti sul suo corpo e che i medici legali avevano erroneamente attribuito ai colpi inferti dall’assassino. Inoltre, nelle pagine finali, risulta anche l’intenzione della giovane di volersi togliere la vita con il Ruhenol.

Una scoperta, questa, che spiazza il magistrato il quale si vede messo in difficoltà e davanti a una scelta ardua: da un lato quella di ignorare il diario e gettarlo nella spazzatura per portare avanti il suo intento – dettato dall’odio per Santenocito – dall’altro tenere in considerazione quanto rinvenuto così da rimanere ligio alla sua “fedeltà” nei confronti della legge e della verità anche se ciò vorrebbe significare, di fatto, “scagionare” Santenocito nonostante la sua rivedibile condotta morale. Alla fine prevale in egli il senso del dovere e così decide di tenere il diario mentre – e siamo alle scene finali – intorno a lui, per strada, si riversano i tifosi italiani festanti per il successo della Nazionale contro l’Inghilterra. In mezzo a quella folla che si macchia anche di atti di teppismo, Bonifazi rivede idealmente un’espressione dei peggiori vizi dell’italiano cialtrone e ipocrita, italiano impersonato alla sua vista da Santenocito. Per il magistrato è troppo e così, davanti a ciò, decide di tornare sui propri passi decidendo di bruciare tra le fiamme di un’auto il diario appena ritrovato condannando di fatto l’innocente Santenocito per un crimine che non ha commesso.

Film di primo livello, In nome del popolo italiano rispecchia il clima dell’Italia dei primi anni Settanta, di un Paese che, seppur passata da anni l’epoca “dorata” del boom economico, deve fare i conti con quanto di negativo tale età ha lasciato in eredità. Ecco dunque il “marcio” di quel periodo, frutto spesso di un benessere inatteso e acquisito con modi non proprio “ortodossi”, ormai consolidatosi nella società italiana, incarnato dallo spietato, cinico Santenocito contro il quale si scaglia l’integerrimo magistrato Bonifazi che, però, finirà col restare vittima del suo pregiudizio, dando ascolto al proprio vendicativo “io” piuttosto che seguire la legge. Il film di Risi, grazie anche all’abile sceneggiatura di Age & Scarpelli, ci propone uno spaccato di un Paese alle prese con un inarrestabile degrado morale che, come già visto, finirà col coinvolgere anche personaggi irreprensibili come Bonifazi che proprio in chiusura, optando per la condanna dell’innocente Santenocito, finirà con l’abbassarsi allo stesso immorale piano del suo “antagonista” sulla scena. Un “piegarsi”, quello di Bonifazi/Tognazzi nel finale, che lancia un grido di allarme circa lo “sprofondo morale” raggiunto dal Paese: se infatti anche un uomo di ligi principi quale il magistrato in questione è costretto a piegarsi per raggiungere i propri obiettivi, allora sì, la situazione è davvero preoccupante.

In nome del popolo italiano (1971); Regia: Dino Risi; cast:

  • Ugo Tognazzi

  • Vittorio Gassman

  • Ely Galleani

  • Yvonne Furneaux

  • Enrico Ragusa

  • Renato Baldini

  • Checco Durante

  • Simonetta Stefanelli

  • Paolo Paoloni

  • Piero Nuti

  • Franca Scagnetti

  • Rossella Bergamonti

  • Giordano Falzoni

Giovanni Fenu

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