Recensione del film “Questa è la vita” (1954)

Diretto dai registi Aldo Fabrizi, Giorgio Pàstina, Mario Soldati e Luigi Zampa, “Questa è la vita” mette in scena sul grande schermo quattro famose novelle dello scrittore siciliano Luigi Pirandello: La Giara, Il Ventaglino, La Patente e Marsina stretta. Nel primo episodio, La Giara, Don Lolò Zirafa (Natale Cirino) grosso proprietario terriero, è ossessionato dalla paura che la propria giara possa rompersi per l’arrivo di un imminente temporale e l’affida a un suo dipendente il quale finisce col romperla. Una volta placata l’ira, Don Lolò chiama il mastro Zi’ Dima (Turi Pandolfini) il quale ripara sì il contenitore, ma finisce col restarci intrappolato all’interno, rifiutandosi di pagare i soldi che l’inevitabile rottura della giara per liberarlo comporterebbe. A questo punto Don Lolò, esasperato dalla situazione calcia via il grosso vaso che, sbattuto contro un albero, si rompe restituendo la libertà all’incauto Zi’Dima. Il secondo episodio, Il Ventaglino, diretto da Mario Soldati, vede protagonista la giovane ragazza madre Tuta (Myriam Bru) che, seduta su una panchina dei giardini pubblici, non sa come nutrire il proprio figlioletto. Mossa a compassione, una donna benestante le regala un pezzo di pane che viene però preso dal figlio della facoltosa donna, il quale lo getta in una fontana. A questo punto la ricca signora dona dei soldi a Tuta la quale, invece di comprare del cibo, acquista un ventaglino da un venditore ambulante per poi allontanarsi, sperando nella provvidenza circa il cibo per il proprio figlio. Il terzo episodio, La Patente, diretto da Luigi Zampa, vede come protagonista Rosario Chiarchiaro (Totò) che “bollato” come iettatore dai suoi compaesani decide, dopo aver messo da parte la voglia di vendicarsi, di chiedere la patente di iettatore per poter esercitare tale “mestiere”. Incredibilmente la sua proposta viene accettata e a Chiarchiaro non resta che dettare alla figlia, in lacrime per quanto sta avvenendo, il listino prezzi per ottenere i propri servigi. La novella che chiude il film, Marsina stretta, diretta da Aldo Fabrizi, narra la vicenda del corpulento professor Fabio Gori (Aldo Fabrizi) il quale, invitato al matrimonio di una sua ex allieva, decide di farsi prestare una marsina che tuttavia gli va stretta. Giunto a casa della sposa Angela Reis (Lucia Bosè), viene a sapere che la madre di lei è morta per l’emozione; a questo punto Gori, “stimolato” anche dall’indossare una marsina troppo stretta, convince la giovane donna a sposarsi lo stesso, e a fronteggiare i parenti dello sposo, che vorrebbero cogliere l’occasione per rimandare le nozze, riuscendo a far sposare la sua ex allieva col proprio fidanzato Andrea Migri (Walter Chiari).

Nel complesso il film scorre piacevole; se nel primo episodio un ruolo di spicco e un plauso lo merita un attore – spesso ritenuto “secondario” – del calibro di Turi Pandolfini, è comunque evidente che a risaltare maggiormente sono i due episodi che vedono come protagonisti due “mostri sacri” del cinema italiano come Totò e Aldo Fabrizi. L’attore napoletano, infatti, conferisce indubbio spessore alla trasposizione della novella in questione, mentre l’attore e regista romano, caratterizza il proprio personaggio con una profonda dose di umanità “paternalistica” potremmo dire, che pervade l’intero episodio che lo vede protagonista.

Questa è la vita” (1954) cast (attori principali):

  • Turi Pandolfini

  • Natale Cirino

  • Myriam Bru

  • Totò

  • Mario Castellani

  • Aldo Fabrizi

  • Lucia Bosè

  • Luigi Pavese

Giovanni Fenu